Costruire le basi del coaching: strategie che funzionano davvero
Non esistono scorciatoie quando si parla di diventare coach. Ho visto tante persone partire con entusiasmo, solo per bloccarsi dopo qualche settimana. Il motivo? Mancanza di struttura. Qui condivido quello che ho imparato sul campo, con clienti veri e situazioni autentiche.
La prima lezione che nessuno ti dice
Quando ho iniziato, credevo che bastasse essere empatici. Sbagliato. Il coaching richiede una combinazione di ascolto profondo, capacità di fare domande scomode e – cosa che spesso dimentichiamo – il coraggio di rimanere in silenzio.
La maggior parte dei nuovi coach parla troppo. Vuole riempire ogni pausa, dare consigli, mostrare quanto sa. Ma i momenti di trasformazione arrivano negli spazi vuoti, quando il cliente ha tempo di pensare davvero.
Pratica questo: nella prossima conversazione, conta fino a cinque dopo che l'altra persona ha finito di parlare. Noterai cose che altrimenti ti saresti perso.
Tre pilastri che cambiano tutto
Dopo anni di pratica, ho individuato tre aree che fanno la differenza tra un coach generico e uno che ottiene risultati concreti. Non sono tecniche complicate – ma richiedono impegno costante.
Domande che aprono porte
Le domande chiuse uccidono il dialogo. Quelle aperte lo trasformano. Ma c'è un livello successivo: domande che sfidano le convinzioni del cliente senza metterlo sulla difensiva. Questo richiede pratica quotidiana e una buona dose di autoconsapevolezza.
Gestire le emozioni difficili
Prima o poi, un cliente piangerà durante la sessione. O si arrabbierà. O si chiuderà completamente. Come reagisci in quel momento definisce la tua professionalità. Non si tratta di avere la risposta perfetta – ma di creare uno spazio sicuro dove le emozioni possono esistere.
Responsabilità senza giudizio
Il coaching efficace tiene le persone responsabili delle proprie azioni. Ma farlo senza sembrare un genitore disapprovato è un'arte. Si tratta di aiutare il cliente a vedere i propri schemi di comportamento, non di rimproverarlo quando non fa i compiti.
Storie di trasformazione reale
Questi non sono testimonial inventati. Sono persone che hanno fatto il lavoro, affrontato le proprie resistenze e costruito qualcosa di concreto.
Luca Ferrante
Coach aziendale, MilanoAll'inizio credevo di dover avere tutte le risposte. Poi ho capito che il mio ruolo era fare le domande giuste. Questo cambiamento di prospettiva ha trasformato completamente il mio approccio. Ora i clienti arrivano alle loro soluzioni – che sono sempre più potenti di quelle che avrei potuto suggerire io.
Davide Palma
Coach di carriera, TorinoLa parte più difficile del coaching è stata imparare a gestire il mio bisogno di risolvere i problemi degli altri. Volevo aiutare così tanto che finivo per dare consigli non richiesti. Quando ho iniziato a fidarmi del processo e del cliente, tutto è diventato più fluido. E i risultati sono arrivati naturalmente.
Pronto per il prossimo passo?
Il coaching non si impara leggendo. Si impara facendo, sbagliando, riflettendo e ricominciando. Se sei pronto a investire tempo ed energia nello sviluppo di competenze autentiche, ti aspettiamo. I nostri programmi iniziano a settembre 2026 – abbastanza tempo per prepararti mentalmente a questo percorso.